Mo májá léyìn o jàn án nígi, èmi náà lo jàn nígi
“Se picchi con un bastone il cane che mi accompagna, è me che stai picchiando con un bastone”
Proverbio Yoruba
I cani randagi, nel mondo, sono creature neglette spesso vittime delle atrocità umane. Molti muoiono di stenti o malattia, altri investiti dalle auto. Ma a Cuba, a partire dal 2018, una nuova strategia ha reso più sicura la vita dei cani di strada che, a migliaia, vagano per le strade dell’isola, sonnecchiano all’ombra dei portici o si attardano fuori ai ristoranti in cerca di avanzi: “adottati” dalle istituzioni locali, i cani randagi possiedono oggi documenti di identità ufficiali da indossare attorno ai loro collari, contenenti nome, informazioni sull’animale, luogo di vita, informazioni mediche e dettagli sul loro carattere.
La storia d’amore dei cubani con i cani, d’altra parte, ha radici antiche: quando gli spagnoli arrivarono per la prima volta nelle Americhe nel sedicesimo secolo, trovarono almeno venti diverse razze di cani. Secondo la tradizione yoruba, importata dagli schiavi, tramandata fino a oggi e assorbita nel costume sociale contemporaneo, i cani sono animali sacri e non dovrebbero mai essere maltrattati. Anche per questo, nonostante la vita di un cane di strada non possa mai considerarsi facile, i cubani non voltano le spalle ai loro randagi e – e persino nei momenti più duri, quando in seguito al crollo dell’Unione Sovietica la fame e la disperazione spinsero gli abitanti dell’isola nutrirsi dei gatti, la cui popolazione fu decimata – li hanno da sempre accolti e protetti.