Un progetto personale di Andrea Nonno
Da bambino guardavo spesso una foto in bianco e nero, in alto, sul ripiano di un mobile del salotto. Ritraeva mio padre, intento ad usare una vecchia reflex Nikon degli anni ‘70. Faceva il dentista. Io avrei fatto il fotografo.
Fu proprio con quella macchina che iniziai ad inquadrare ciò che vedevo. Poi arrivarono le prime digitali compatte, e la passione lentamente fu messa in un cassetto. Laurea in Tecnica Pubblicitaria, grafico per qualche anno. Nove anni fa ho acquistato la mia prima reflex e ho ricominciato a scattare: i luoghi cari, gli spazi più intimi sono diventati il mio banco di prova. Ho riaperto il cassetto, mi sono riinnamorato della luce.
Da quel momento, la fotografia è diventata il linguaggio con cui interpreto il mondo: le andate e ritorni, le ferite e i traguardi, le radici e l’altrove, la vita e la morte. L’espressione spontanea, il gesto inaspettato, il movimento goffo, un sorriso, un bacio, un pianto, un salto. Osservare bene il soggetto, aspettare che cada sotto la luce giusta: e in quell’attimo sospendere la realtà, dare forma all’inafferrabilità del destino e guardare la mia vita dall’esterno, per sentirla ancora più mia.